Mi ha da sempre incuriosita l’idea di accedere a luoghi insoliti e poco conosciuti. Di visitare retroscena pieni di fascino dove nascono e poi prendono forma le idee.
Questo weekend di fine ottobre (24 e 25) torna a Firenze ApritiModa, l’iniziativa dove i brand più famosi e i laboratori dell’eccellenza artigianale aprono le porte per svelare i segreti delle creazioni simbolo del made in Italy.
L’antico setificio fiorentino, il laboratorio d’arte del teatro della Pergola, la sartoria del Maggio musicale, l’Officina profumo di Santa Maria Novella: sono solo alcune delle sedi di atelier e laboratori pronte a farci entrare nel loro mondo.

“Quello che proponiamo con ApritiModa – dichiara Cinzia Sasso, ideatrice della manifestazione – è un tour nella bellezza e nella bravura. Firenze e la Toscana – dove eravamo già stati nel 2018 – sono dunque gli ovvi punti di forza perché è qui, nel 1952, nella Sala Bianca di Palazzo Pitti, che è stato battezzato e presentato al mondo quel miracolo che è il Made in Italy”.
“Sarà un’occasione unica per visitare luoghi usualmente chiusi al pubblico ma che nascondono segreti, mestieri e arti delle migliori tradizioni artigianali e sartoriali. Proprio in un anno molto critico anche per il settore della moda sono importanti iniziative come ApritiModa per sostenere e rilanciare il settore” – aggiunge l’assessore a cultura, moda e design Tommaso Sacchi.
Le visite, gratuite, si svolgeranno necessariamente a numero chiuso e su prenotazione, così da garantire il rispetto di tutte le misure a tutela della salute. Le prenotazioni potranno essere effettuate dal sito www.apritimoda.it







Ricchi di fascino e storia, scopriamo nel dettaglio questi scrigni da visitare:
Antico Setificio Fiorentino. Stefano Ricci aprirà le porte del suo Antico Setificio Fiorentino. Siamo nel cuore di San Frediano, un vialetto che si infila, i rampicanti sui muri, è lì che dal 1786 le più importanti famiglie fiorentine hanno fatto convergere la lavorazione di una delle risorse più preziose, la seta. Grandi finestre da laboratorio, i telai sui quali le donne lavorano ancora col rocchetto, il rumore incessante delle macchine. C’è anche un orditoio, realizzato su disegno originale da Leonardo da Vinci il cui disegno è custodito a Londra, nella collezione privata dei Windsor. Le sete e i broccati che escono da qui vestono dal Cremlino alla casa Reale di Svezia.
Enrico Coveri su Lungarno Guicciardini, uno dei palazzi che erano dei Medici. Spingi il portone ed ecco una chiesa sconsacrata, che Enrico Coveri ha trasformato in una galleria d’arte. Nel palazzo c’è tutto, anche la sartoria dove ancora oggi le sarte cuciono le paillettes che sono una lavorazione che si fa con i ferri da maglia: un dritto, un rovescio, e al terzo punto quel tondino di plastica colorata… Ancora oggi come nel 1977 quando, alla prima sfilata di Coveri a Parigi, Le Figaro scrisse: “Le paillettes stanno a Coveri come le catene stanno a Chanel”.
Fondazione Arte della Seta Lisio, in via Fortini, sulle colline alle porte di Firenze: il rumore dei telai manuali riecheggia negli ampi locali della sede della Fondazione Arte della Seta Lisio, dove le maestre tessitrici creano velluti, broccati e preziosissimi tessuti in seta utilizzando filati d’oro e d’argento. Una biblioteca, un ricco archivio fotografico e di riproduzioni di opere d’arte, un’ampia collezione di tessuti antichi: non solo un’attività manifatturiera, ma anche didattica e culturale, che ha lo scopo di “conservare, tramandare, vivificare i tessuti d’Arte” e la loro lavorazione.
Laboratorio d’Arte del Teatro della Pergola. Forbici, metro, ago e filo. Nel Laboratorio d’Arte del Teatro della Pergola il saper fare prende vita. Travi in legno, tavoli imbanditi di attrezzi e manichini per la prova. In via della Pergola 18, accanto allo storico teatro fiorentino, si realizzano costumi e oggetti scenografici per gli spettacoli del Teatro Nazionale della Toscana. Dal bozzetto alla progettazione, alla sua creazione. I maestri artigiani tramandano segreti ai giovani allievi: così – unendo storia e innovazione – si sperimenta creando bellezza.
Loretta Caponi. Aprirà al pubblico il laboratorio (850 mq nel vecchio cuore di Firenze, in Via delle Belle Donne) dove nasce la lingerie di alta moda scelta dalla duchessa di Kent, da Paola del Belgio, da Jane Fonda, da emiri, rock star ecc. attratti dall’arte del ricamo di origine ottocentesca applicata a capi unici e preziosi. E poi ci sarà l’incanto della biancheria per la casa, le sete, i lini, usata dalle famiglie reali di tutto il mondo (Windsor, Orange-Nassau, Borbone) e dai Rockefeller, dai Rothschild, dai Kennedy, dai Getty. Nell’atelier c’è la collezione privata di migliaia di pezzi che vanno dal 1500 al 1960.
Teatro del Maggio Musicale Fiorentino. Testimone di una prestigiosa storia musicale e punto d’incontro tra la Firenze del Rinascimento e il polmone verde della città, il Parco delle Cascine. Una struttura imponente, quella del Teatro del Maggio in Piazza Vittorio Gui, che racchiude l’armonia dell’orchestra e il fascino dell’opera. Il caldo legno degli interni rimanda un’acustica perfetta. Dietro alla macchina complessa che mette in scena le opere, vive il reparto più affascinante del Maggio, la sartoria. Tra costumi di scena disegnati da Giorgio De Chirico e le creazioni d’autore, la magia del teatro svela i suoi capolavori artigianali.
Museo del Tessuto di Prato, un gioco di contraddizioni. Dentro le mura medievali della città di Prato si scorge un’alta ciminiera. È quella dell’antica fabbrica ottocentesca “Cimatoria Campolmi Leopoldo e C.” monumento d’archeologia industriale tessile, oggi Museo del Tessuto. Dai tessuti più antichi (del III secolo) ai più lontani (Yemen) fino agli abiti e agli accessori contemporanei. Da non perdere i bozzetti e i tessuti d’artista realizzati da Giò Ponti, Pomodoro e Bruno Munari. E ancora macchinari tessili e archivi preziosi. È il più grande centro culturale d’Italia dedicato alla produzione tessile. Tutto questo, nel cuore del distretto toscano.
Museo Salvatore Ferragamo. In via dei Tornabuoni all’angolo di Piazza Santa Trinità a Firenze si trova un imponente palazzo. L’atmosfera rimanda al 1289, anno in cui lo Spini Feroni venne costruito. Salvatore Ferragamo restò affascinato dalla sua eleganza senza tempo nel 1936: decise che quel luogo magico doveva tramandare il suo nome. Anche oggi, emana la stessa bellezza. Dentro le meravigliose stanze del Museo Salvatore Ferragamo si scopre il mondo del “calzolaio delle stelle”, si percorre tutta la storia della maison e si respira l’anima dell’artigianato d’autore. Un patrimonio unico al mondo e tutto italiano. Tra i gioielli da non perdere ci sono le iconiche zeppe rainbow realizzate per Judy Garland e i tanti modelli dai materiali naturali degli anni Trenta.
Officina Profumo-Farmaceutica di Santa Maria Novella. È qui, dietro a Piazza Santa Maria Novella a Firenze, che tutto è cominciato. È qui – fra le sale affrescate e i chiostri della più antica farmacia ancora operante – che ha origine la magnifica storia del profumo moderno. 1221: i frati domenicani coltivano, estraggono, creano. 1533: una giovanissima Caterina de’ Medici lascia Firenze per il trono di Francia, con al suo seguito un mastro dell’arte italiana del profumo. 1612: nasce l’Officina Profumo-Farmaceutica di Santa Maria Novella. E oggi, sempre qui, l’Officina continua a miscelare antica sapienza artigianale e innovazione; una grande bellezza sempre alla conquista del mondo. Entrate, respirate le epoche che hanno attraversato questo luogo, annusate, scoprite. Per l’occasione, non soltanto le grandi sale molto frequentate nei secoli, ma anche pertugi e tesori nascosti.
Premiata Tessitura TACS. Nel cuore delle vallate aretine, immersa tra foreste incontaminate, borghi medie- vali e precisamente a Pratovecchio di Stia, si trova la Premiata Tessitura Artigiana Casentinese. Il Panno del Casentino è il protagonista assoluto. Con la stessa cura dei tempi rinascimentali la famiglia Savelli realizza tutti i passaggi che trasformano i migliori fiocchi di lana nel caratteristico Panno. Come la rattinatura, particolare fase del processo di realizzazione del tessuto che conferisce la tipica trama a ricciolo. Tra il mosaico dei vivaci colori del Panno si scoprono anche fustagni e damascati. La tradizione e il cuore caldo di questa terra si raccontano all’angolo con via dei tessitori, in via Sanardelli.
Stefano Bemer. L’ingresso è quello di una chiesa del 1439. Al numero 2 di via San Niccolò a Firenze, le scarpe Stefano Bemer sono incorniciate alle pareti bianche. Il profumo del cuoio e quello del legno dei tavoli da lavoro dei maestri calzolai racconta l’arte di un mestiere. I morbidi divani e i candidi tappeti ricreano lo spazio di un salotto luminoso. Per fare scarpe su misura bisogna prendersi tempo, ecco perché dentro alla “bottega” Bemer, questo, si ferma. Il ricordo della scarpa perfetta, con il suo modello, rimarrà appeso sui lunghi scaffali di legno, per il prossimo incontro.
*Tutte le foto inserite nell’articolo sito © ApritiModa.