Ogni volta che penso ai maestri del Rinascimento, la mia reference automatica è: le Tartarughe Ninja. Per merito o per colpa di un cartone animato anni ’80 di larghissimo successo, i nomi di Leonardo, Michelangelo, Donatello e Raffaello sono accostati a delle tartarughe mutanti esperte di arti marziali. I nomi del fumetto, però, non furono scelti a caso.

Donatello, così come i suoi fratelli allevati dal topo Maestro Splinter, deve il suo nome a Donatello di Niccolò di Betto Bardi, di cui il Maestro aveva letto in un libro. Terzogenito della cucciolata, Donatello è il tecnico del gruppo, nonché grande mente geniale, capace di costruire da sé le sue armi. Fatto questo nostalgico passo indietro nel tempo, mi permetto di ri-catapultare le vostre menti a oggi, dicendovi che proprio a lui, l’artista dalla lunga carriera, uno dei padri del Rinascimento fiorentino, oltre che uno dei più celebri scultori è dedicata una retrospettiva tra Palazzo Strozzi e il Museo del Bargello, che per la prima volta riunisce i suoi più importanti capolavori, a confronto con i lavori di artisti suoi contemporanei e successivi.
Diciamo che dopo aver portato a Firenze la grande arte contemporanea (vedi la recente Shine di Jeff Koons) con la mostra Donatello, il Rinascimento, Palazzo Strozzi si riaccosta all’arte antica con un progetto epocale che mira a celebrare un artista che ha segnato la storia dell’arte. Una celebrazione e al contempo una riflessione su uno scultore supremo del Quattrocento – tra i secoli d’oro dell’arte italiana. Prediletto della famiglia Medici, insieme a Brunelleschi e Masaccio, Donatello diede il via alla straordinaria stagione del Rinascimento, proponendo nuove idee e soluzioni figurative che hanno segnato per sempre la storia dell’arte occidentale.
Curata da Francesco Caglioti, professore ordinario di Storia dell’Arte medievale presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, la mostra ospita circa 130 opere tra sculture, dipinti e disegni con prestiti unici, alcuni dei quali mai concessi prima, provenienti da quasi sessanta tra i più importanti musei e istituzioni al mondo come la National Gallery of Art di Washington, il Metropolitan Museum of Art di New York, il Victoria and Albert Museum e la National Gallery di Londra, il Musée du Louvre di Parigi, gli Staatliche Museen di Berlino, il Kunsthistorisches Museum di Vienna, le Gallerie degli Uffizi, la Basilica di Sant’Antonio a Padova e le basiliche fiorentine di San Lorenzo, Santa Croce e Santa Maria Novella.
Ordinata secondo un criterio cronologico, l’esposizione propone un viaggio distribuito su due sedi, Palazzo Strozzi e il Museo Nazionale del Bargello, attraverso la vita e la fortuna di Donatello diviso in quattordici sezioni.

Si inizia dagli esordi e dal dialogo con Brunelleschi, proponendo il confronto tra i due celebri Crocifissi lignei provenienti dalla Basilica di Santa Croce e da quella di Santa Maria Novella. Si procede poi attraverso i luoghi per cui Donatello ha lavorato, tra cui Siena, Prato e Padova, oltre a Firenze (che fanno di lui un artista pendolare!), trovando moltissimi seguaci, entrando in dialogo con altri celebri artisti molto più giovani quali Mantegna e Bellini, e sperimentando nei materiali più diversi le sue formidabili invenzioni plastiche e scultoree. Conclude la mostra una sezione speciale dedicata all’influenza di Donatello sugli artisti a lui successivi, tra cui Raffaello, Michelangelo e Bronzino, testimoniando così l’importanza capitale della sua opera per le vicende dell’arte italiana. E mentre a Palazzo Strozzi la mostra si dispiega toccando i vari capitoli del suo successo, conquiste e superamenti (basti pensare al mezzo distintivo del suo modo di procedere, il cosiddetto “stiacciato”, cioè un rilievo con variazioni minime rispetto al fondo, per suggerire un’illusione di profondità prospettica attraverso numerosi e sottilissimi gradi di spessore) al Museo Nazionale del Bargello sono in evidenza le opere più iconiche di Donatello: dal San Giorgio marmoreo, al Marzocco fino al David in bronzo.

La mostra, che già si annuncia come un unicum, ha una forte dimensione internazionale, (considerando i prestigiosi prestiti di opere che finora non si erano mai mosse dalle loro sedi originali) e anche perché dopo Firenze farà poi tappa a Berlino e Londra, rispettivamente dal 2 settembre 2022 all’8 gennaio 2023 alla Gemäldegalerie di Berlino e nella primavera 2023 presso il Victoria and Albert Museum di Londra.